I taccuini di Tarrou – 215

C’è una frase straordinaria dell’uomo del sottosuolo che rappresenta perfettamente la mia condizione di solitudine estrema, di emarginazione senza scampo in questo mondo che mi respinge, e che respingo a mia volta:

«Io son poi da solo, e loro sono tutti».

Io sono da una parte, loro dall’altra, li osservo e mi domando stupito come io possa appartenere alla loro stessa specie: qualcosa deve essere andato storto. Questa frase dell’uomo del sottosuolo è un concentrato di dolore, solitudine e disperazione, racchiude il significato, o meglio, l’essenza della vita dell’uomo superfluo, relegato ai margini, escluso, incapace, a causa della sua natura socialmente inutile, dei suoi interessi inattuali, di trovare una connessione con loro, una comunicazione, un accordo. Egli può muoversi tra di loro, confondersi tra di loro, ma non sarà mai uno di loro. L’uomo superfluo, l’uomo senza qualità fa umanità a sé e alla fine, dopo i tanti tentativi falliti (perché egli tenta, è naturale che tenti nonostante la consapevolezza dell’esito fallimentare dei propri sforzi), non gli resta altro da fare che isolarsi, rintanarsi in un angolino senza dare fastidio a nessuno, ripiegarsi innaturalmente su se stesso, facendosi piccolo piccolo, riducendosi all’invisibilità, e travasare dal vuoto nel vuoto, come fa l’uomo del sottosuolo scrivendo le sue Memorie, come faccio io scrivendo questi inutili taccuini.

Memorie dal sottosuolo è uno dei tre, quattro libri che mi rappresentano di più (gli altri sono Pentesilea di Kleist, universale rappresentazione delle nature estreme e smisurate, Tonio Kröger di Mann, per la concezione della letteratura come maledizione e lo stato di esclusione del protagonista dal mondo degli occhiazzurrini, Il lupo della steppa di Hesse, altro racconto di marginalizzazione sociale e spirituale): la condizione di emarginazione e di incomunicabilità, dunque di incomprensione, in cui si trova il personaggio di Dostoevskij, è la stessa in cui mi trovo io da sempre. Certo, nella mia storia non ci sono episodi meschini e incresciosi come quelli di cui si rende protagonista l’uomo del sottosuolo (mai avrei offeso Lisa, mai l’avrei umiliata e cacciata, anzi, magari avessi avuto la fortuna d’incontrarla!), ma la sostanza spirituale, ahimè, non cambia.

Ilya Glazunov, In periferia, illustrazione per le Memorie dal sottosuolo
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